“Dialogo al bar: «Vorrei un succo di frutta». Il barista: «A che gusto?» Il cliente: «Non saprei». «Allora assaggi Unico, al cento per cento è solo frutta piemontese, senza coloranti e conservanti. E’ fatto soprattutto di uva barbera. Senta che sapore». Nelle prossime settimane questo siparietto dovrebbe ripetersi per almeno un milione di volte in tutt’Italia. Oscar Farinetti ci crede talmente che l’altra sera, al Salone del Gusto, alla presentazione ufficiale dell’ultimo prodotto di casa Lurisia ha fatto due calcoli in diretta: «Trenta 30 milioni di bottigliette l’anno equivalgono a quasi cinque milioni litri di barbera, pensate a ciò che può significare per la viticoltura piemontese. Noi vogliamo pagare il giusto ai contadini, liberandoli dalle pastoie burocratiche e dalle logiche di certa agricoltura assistita e creare prodotti nuovi in grado di incontrare i gusti del pubblico. L’exploit del nostro chinotto Lurisia, prodotto con l’essenza dell’agrume del presidio Slow Food di Savona, è la dimostrazione che le cose si possono cambiare». «Unico» è una rivoluzione annunciata e come tutte le rivoluzioni destinate a durare è stata studiata a tavolino e ha i suoi “ideologi” per la maggior parte astigiani. C’è perfino una data d’inizio: 30 settembre 2011. Il professor Vincenzo Gerbi docente di enologia ad Agraria si incontra con Walter Valle agronomo, ex sindaco di San Damiano e presidente della cooperativa ortofrutticola «Buono sano Piemonte» che con Roberto Orecchia di Antignano ha già lanciato nel 2008 i «nanetti» le purea di frutta vendute con successo a Eataly. I tre vanno da Farinetti e Gerbi lo convince che la barbera può essere anche un’ottima base per succhi di frutta. Il progetto nasce schizzato su un foglietto che da allora diventa la «carta costituzionale di Unico». Entra i scena Danilo Drocco, enologo di Fontanafredda che ha il compito, dopo svariate prove, di mettere a punto la raccolta dell’uva e la sua trasformazione in succo con la macerazione a freddo, senza innescare la fermentazione: «Per me è stata la prima volta. Un’esperienza nuova. Abbiamo capito che le uve vanno vendemmia un po’ prima per mantenere la freschezza e l’acidità». Nella formula entrano anche mele, pesche e pere prodotte da una cooperativa di Savigliano. Il tutto è trasformato in succhi dalla Achillea di Paesana e poi imbottigliato (con vetro riciclato) e distribuito dalla Lurisia. «La prima produzione ha avuto bisogno di 2000 quintali di uva barbera, 400 quintali di mele, cento di pesche e cento di pere» annota Valle che non nasconde l’emozione per il lancio di Unico. «Sono convinto che potrà ridare speranza e reddito a molti viticoltori delle nostre zone. Avremo vigne di barbera destinate ai migliori vini e altre più vocate per resa e posizione alla produzione dei succhi di frutta”. C’è un prezzo di riferimento per ora solo mormorato: 0,90 centesimi a chilo d’uva. L’idea di ottenere dall’uva succhi analcolici non è nuova. In Austria e Germania la produzione è ampia. La novità sta nel fatto che l’uva barbera del Piemonte è dichiarata in etichetta e rappresenta il 70% della composizione della nuova bevanda. Piacerà al pubblico? Il succo ha il colore del mosto. E il sapore? Senza dubbio… unico.”
(di Sergio Miravalle, La Stampa del 28 ottobre 2012)