Ad Asti a Palazzo Mazzetti sino a fine febbraio, con la mostra d’arte “Nella città d’Asti in Piemonte. Arte e cultura in epoca moderna” abbiamo l’occasione per sfatare il giudizio negativo che Vittorio Alfieri, l’astigiano più celebre, diede della sua città: un luogo dal clima provinciale, insopportabile per quanti come lui ambivano agli stimoli della cultura e del pensiero. Un’idea di Asti insomma ormai lontana dai fasti medievali, che riposava placidamente all’interno del Regno di Sardegna, ma che in realtà aveva conosciuto momenti di estrema visibilità.
Proprio questi momenti sono quelli attorno ai quali i curatori hanno provato a rintracciare un filo rosso per unire le opere d’arte restaurate in occasione dell’esposizione e sono quelli che costituiscono all’incirca gli estremi cronologici della rassegna: l’assedio di Asti del 1615 e la Repubblica Astese del 1797. L’Asti barocca, centro culturale abile a cogliere e rielaborare i modelli figurativi provenienti dalla corte torinese e da altri ambiti geografici. Una costellazione di sollecitazioni culturali, botteghe – locali e forestiere – e committenti che in tale regione si intrecciarono dando vita a sperimentazioni e aggiornamenti figurativi.
In mostra sono esposte opere eseguite tra la fine del Cinquecento e gli inizi dell’Ottocento, tra cui si segnalano: le quattro Battaglie dell’Assedio di Asti dell’ambito del Cerano (provenienti dal Museo del Greco di Toledo), i dipinti di Guglielmo Caccia e di sua figlia Orsola Maddalena, di Pietro Laveglia e di Giovan Bartolomeo Caravoglia, la tela attribuita a Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato, le sculture lignee della bottega degli Enaten, le armature provenienti dall’Armeria Reale di Torino. Per il Settecento sono esposte opere di Giovanni Carlo Aliberti e di Carlo Gorzio, espressione della cultura figurativa astigiana, dipinti di Michele Antonio Milocco e Giovanni Domenico Molinari, pittori legati alla corte torinese, accanto a pregevoli tele di ambito lombardo ed emiliano. Esposti anche gli argenti dell’orafo Giovanni Tommaso Groppa commissionati dal vescovo Milliavacca e preziose pianete di manifattura italiana e francese. La statuaria è rappresentata dalle sculture lignee di Giovanni Battista Bonzanigo, Francesco Maria Riva e Stefano Maria Clemente. L’esposizione si chiude con la sezione dedicata alle microsculture neoclassiche di Giuseppe Maria Bonzanigo e alle vedute dipinte dal preromantico Pietro Bagetti. Una mostra completa e istruttiva, per riuscire per una volta a contraddire felicemente quello scontroso di Alfieri.
Asti, Palazzo Mazzetti, dal 28 ottobre sino al 25 febbraio 2018. Info https://www.palazzomazzetti.eu/