Già in origine la cucina piemontese è sempre stata caratterizzata da sapori agrodolci. Un pò per l’influenza dei Romani a cui i contrasti piacevano belli forti, un pò per gli invasori nordici che seguirono, il gusto dell’agrodolce imperversa da tanto tempo nei territori sabaudi.
Inoltre l’abitudine di bollire le carni aggiungendo nell’acqua aceto, miele, spezie e aromi di ogni sorta a lungo è stata una sorta status symbol. Spezie, zucchero e miele erano prodotti costosi e ostentare cibi cucinati con questi ingredienti era un ottimo modo per dichiarare il proprio buon livello sociale. Ma c’era anche un altro motivo che in qualche modo imponeva l’utilizzo di ingredienti “mascheranti”: la necessità di coprire i difetti dei cibi, che con il sapore agro dell’aceto o del vino si riusciva a rendere più gradevoli. Un esempio era la carpa, con il suo deciso sapore di fango il causato dal suo abitat acquitrinoso.
E forse proprio da carpa deriva il termine alto medievale carpione. Infatti, questa particolare ricetta a base di aceto permetteva sia la possibilità di coprire il sapore poco gradevole del comune pesce, che probabilmente ha dato il nome al piatto (il nome scientifico della carpa è ciyprinus carpio), sia la conservazione del prodotto per più giorni, quindi facilmente utilizzabile in campagna dai contadini. E questo soprattutto in estate quando i cibi si conservano con più difficoltà: motivo per cui ancora oggi la carne e le verdure in carpione sono un perfetto e fresco piatto estivo. Col tempo il carpione è stato utilizzato per insaporire e conservare tanti altri cibi, soprattutto pesci come tinca, anguilla, lamprede, ma anche carni e verdure. Per esaltare al meglio le caratteristiche del vostro freschissimo carpione consigliamo di accompagnarlo con un buon bicchiere di Rocca del Zoppo, la Barbera del Monferrato di Cantina di Nizza che, leggermente raffreddata, renderà perfette le prime serate estive di questo 2016.