“Remo Hohler è un extracomunitario, o meglio un “emigrato” dalla Svizzera come scrive sul sito della sua azienda vitivinicola. Erano i primi Anni ’90 Remo, zazzera bionda e tenacia alpina, arrivò sulle colline di Cassinasco, sopra Canelli, con la moglie Karin e i tre figlioletti. Volevano cambiar vita, dopo aver lavorato nell’ortofrutta. Atterrarono come marziani curiosi in una cascina di bricco Bosetto, investendo tutti i risparmi nella piccola casa e in pochi ettari di vigne semi abbandonate. Vent’anni dopo quelle vigne, lavorate con precisione da orologiaio dei filari, raccontano la gioia di aver visto una barbera d’Asti “Pian del bosco” prendere vita e affermarsi. Testimoniano anche il dolore per la scomparsa prematura di Karin, la commozione degli amici, l’ansia e l’impegno a non mollare. Lunedì pomeriggio Remo e la sua compagna Lina Rigato apriranno la loro cantina. Ci saranno Giuliano Noè e Beppe Ratazzo che hanno aggiunto consigli ed esperienza al lavoro di Remo e dei figli. Poche migliaia di bottiglie vendute all’inizio soprattutto in Svizzera e che ora hanno saputo conquistare spazio nelle carte dei vini dei ristoranti. “Seguiamo i cicli naturali nel terreno per ottenere la maggior salute possibile delle piante. Non utilizziamo concimi chimici, diserbanti, anti-muffa. La vinificazione avviene senza enzimi, centrifughe, concentratori di mosto, non interveniamo sulla temperatura di fermentazione. I nostri vini rossi non sono chiarificati e neppure filtrati”. Lo dichiara Remo con piglio alla Guglielmo Tell. “Svizzero?” si chiede lo scalatore della pubblicità di un cioccolato. Questa volta è bello rispondere sì. “
(Sergio Miravalle, La Stampa del 23 ottobre 2013)