“Tempo di visite in cantina per Slow Wine e anche per me. Siamo alla quinta edizione della guida. È passato un lustro dalla nostra prima uscita e si possono iniziare a tirare le somme. Questo periodo ha trasformato totalmente la Langa, territorio che posso dire di conoscere bene visto che praticamente ci vivo e che visito in lungo e in largo per lavoro. Nel 2010 i produttori piemontesi, che sono tra i più attaccati alla terra e decisamente pragmatici, ci guardavano sbalorditi se si parlava di abolizione del diserbo o dei sistemici.
Ora la musica è cambiata alla grande. Invito tutti i nostri lettori (quelli che possono farlo naturalmente) di prendersi un bel week end per fare due passi nei vigneti del Barolo e del Barbaresco. Dicamolo pure, nel 70/80% dei casi vedrete ancora le strisciate marroni sotto i filari, ma il verde comincia a brillare anche in Langa. E la cosa che secondo me sarà più dirompente in questo senso è che a tirare la volata bio sono le due aziende leader in fatto di superficie vitata e vendite all’estero. Ovvero Gaja e Ceretto. Fare due passi tra i loro filari è uno spettacolo per lo spirito. L’erba non è più vista come un nemico. Qualcuno obietterà: loro lo fanno perché hanno i capitali. Verissimo, ma ci sono anche aziende più piccole e di contadini illuminati che lo fanno da anni: ad esempio i giovanissimi Alessandro Veglio (dell’omonima azienda di La Morra) e Paolo Veglio di Cascina Roccalini, o le cantine bio di Dogliani: Cascina Corte e San Fereolo. Poi abbiamo salutato con particolare gioia la svolta bio di alcuni mostri sacri come Brezza, Chiara Boschis, Oddero, Fiorenzo Nada, Piero Busso. E tantissimi altri che qui non possiamo citare per ragioni di spazio.
Insomma, ritengo che siamo passati in questi cinque anni dal Bio un par di palle! di Christian Bucci (de Les Caves de Pyrene), che aveva a pubblicato foto di molti filari diserbati, a una situazione direi quasi opposta. Mi piace pensare che in questa cosa ci sia anche un po’ il nostro zampino. Abbiamo deciso di non fare una guida Bio, ma piuttosto aperta a tutti i produttori che ci piacevano, senza esclusioni ideologiche, proprio con l’intento di far crescere quelli che magari non erano ancora pronti a fare certi passi. Questa strategia alla fine ha pagato. Il fatto di vedere il tuo vicino, che sperimenta e poi di copiarlo, è una sorta di emulazione positiva. Se poi ci credono le cantine leader allora siamo proprio sulla strada giusta. Tra cinque anni sono convinto che la percentuale dei campi non diserbati sarà la maggioranza. La Langa non è mai stata così verde e bella, la mitica tappa a cronometro del Giro d’Italia di domani sarà una magnifica vetrina per questo territorio unico. Questi cambiamenti potrebbero far cambiare anche idea a chi, stanco della monocoltura imperante della vite, aveva scritto su un muro meno vigne, più alberi…” [Giancarlo Gariglio, http://www.slowfood.it/slowine/ del 21 maggio 2014]