“Da chi chiede un “prosecchino” ad un produttore di Asti docg al produttore avaro, al degustatore logorroico: il mondo del vino è bellissimo, ma anche popolato da personaggi irritanti, messi in fila dal magazine uk “the drinks business” e da winenews.
Il mondo del vino, tra i tanti settori lavorativi e produttivi, è una sorta di oasi felice, popolato da professionisti che amano il proprio mestiere, e che attraverso il loro lavoro hanno l’opportunità di coniugare dovere e piacere. Eppure, come racconta il magazine Uk “The Drinks Business” (www.thedrinksbusiness.com), ci sono atteggiamenti e personaggi a dir poco irritanti per chi vive quotidianamente il settore del commercio enoico, con molti dei quali, in anni ed anni in giro per le fiere, abbiamo avuto spesso a che fare anche noi di WineNews.
Prima di tutto, ed in questo siamo molto d’accordo con i colleghi inglesi, uno degli incubi peggiori per chi sta dall’altra parte della barricata, essenzialmente buyer e giornalisti, più di rado semplici appassionati, è l’incontro con il produttore avaro, quello, per intenderci, che non serve neanche un millimetro di vino più del necessario a bagnare il bicchiere, convinto che il frutto del proprio lavoro non possa andare sprecato, nonostante le rassicurazioni di berlo tutto. È anche vero, però, che negli eventi enoici (più che alle fiere di settore) c’è spesso il vino che dura al massimo mezz’ora, quello che tutti vogliono assaggiare, il più atteso, preso d’assalto fino ad esaurimento.
Di qua dalle barricate, invece, il pericolo corre sul filo di quelli che usano la sputacchiera come un canestro, e credono che sputare il vino sia disciplina olimpica, da praticare da distanze siderali, con buona pace di chi gli sta intorno. Sempre in tema delle sputacchiere, foriere di scene imbarazzanti, un altro aspetto irritante di fiere e degustazioni è quando non si capisce quale sia, e se ci sia, la sputacchiera, nascosta in forme di design talmente pretenziose da costringere a volte i malcapitati ad usare glacette e bicchieri usati. Ma attenzione, perché c’è anche chi non sputa mai, e dopo 50 assaggi barcolla tra i banchi di degustazione biascicando pareri e giudizi poco credibili. Si tratta di una macrofamiglia di cui fanno spesso parte gli inconsapevoli, che a loro volta si dividono in due categorie: i disattenti, capaci di presentarsi ad un produttore di Asti Docg chiedendo, gentilmente, un “prosecchino”, e facendo così adirare gli uni (gli astigiani) e gli altri (i prosecchisti); e gli ignoranti, nel senso letterale del termine, quelli che a mala pena sanno distinguere un bianco da un rosso, capaci di chiedere un Brunello bianco, o una Vernaccia rossa, senza capire il perché dello sguardo catatonico del produttore di turno.
Altra macrofamiglia, non necessariamente irritante, ma spesso insopportabile, è quella degli intransigenti, che una volta si “accontentavano” di rivolgere le proprie attenzioni esclusivamente al mondo dei vini biologici, ma oggi il panorama è più vasto, passa per le produzioni biodinamiche e arriva a quelle naturali, l’importante è che non si usi la chimica, meglio se non si usano neanche i trattori tra i filari, da sostituire con i cavalli, che sono decisamente più green. Occhio anche alle dimensioni dell’azienda, perché spesso e volentieri gli amanti del bio sono anche i più ostinati ricercatori di qualsiasi tipo di nicchia e di microproduttore, quello che non supera le 10.000 bottiglie, rigorosamente introvabili sugli scaffali della gdo e delle enoteche.
Ma è dopo aver svuotato il bicchiere che si vedono le scene peggiori: una su tutte, siamo sicuri che sarà capitato anche a voi, quello che lecca, letteralmente, il bicchiere, per pulirlo dall’ultima goccia che minaccia di cadere sulla giacca. Un’altra grande famiglia è, senza dubbio, quella degli scrocconi, che si presentano alle degustazioni senza aver prenotato occupando magari il posto di qualcun altro (spesso, sottolinea “The Drinks Business”, siamo proprio noi giornalisti, inutile negare …). Un campo in cui gioca un’altra squadra, quella degli invitati senza alcun merito conquistato sul campo, che nulla hanno a che fare con il mondo del vino, e che spesso, invece che sfruttare l’occasione per imparare e conoscere, non fanno altro che ubriacarsi. Infine, la categoria di degustatore, ma anche assaggiatore, o commerciale che sia, meno amata: quella di chi dedica ad ogni vino lunghissimi minuti di annusate e assaggi, per concludere con un giudizio che si rivela niente più di un monologo infinito. Ecco, il mondo del vino è bellissimo, ma non è tutto oro quello che luccica …”
(winenews.it, 30 Agosto 2016)