Generosa regina della collina
Popolare, generoso e ruvido, da osteria e da “pintoni”, pagato poco e male ai contadini, il vino Barbera è la tradizione del bere piemontese. Un nome che da sempre vuole dire Piemonte, ma ancor più Monferrato astigiano, sua terra d’elezione. A proposito, qui in Piemonte è «la» Barbera, femminilissima come la voleva Carducci: «generosa Barbera» e Pascoli: «purpurea Barbera». Per molti secoli chiamato semplicemente “vino nigro”, o addirittura indicato con altri nomi nonostante il vitigno fosse noto e assai diffuso, il suo nome appare per la prima volta in un catasto di Chieri solo nel 1514 e poi probabilmente in un documento nicese del 1609.
Certo è che la Barbera come la conosciamo oggi non nacque che dopo la metà dell’Ottocento e solo grazie agli studi sulle varietà di personaggi come il marchese Leopoldo Incisa della Rocchetta. Da allora questo vino che voleva essere un sostituto dei tanti “uvaggi” in circolazione ha percorso molta strada, fino a entrare oggi nell’Olimpo dei grandi vini del mondo. Moderna, più morbida e “grassa”, ma sembre con l’inconfondibile nerbo: che poca gioia dona una Barbera fiacca!